Il libro spazia dall’autobiografia alla satira, raccontando anche – con vivaci pennellate – la vita quotidiana di Mineo da sempre città madre della poesia. L’autore, attraverso i suoi versi, è “proiettato” verso la religione e i grandi temi sociali, con l’attenzione rivolta ai principali misteri della cristianità, alla questione meridionale e alla pervasiva mentalità criminale fortemente presente in molte zone dell’amata Sicilia (e non solo). In queste liriche inoltre, si legge la giusta critica verso un sistema politico quasi totalmente indifferente alle necessità e aspettative del meridione unendosi all’amara constatazione dello strapotere della criminalità organizzata, inducendo l’autore a ritenere la fuga verso lontani territori l’unica soluzione possibile agli uomini onesti per sottrarsi ad un «nero inferno».
Carlo III Rosso, Barone di Cerami, un uomo innamorato della letteratura classica, della storia, dell’economia, un cultore dei beni della città, figlio morale della voglia e del gusto intellettuale di un’intera comunità.
«…la Poesia di Giuseppe Mistretta, risponde a questa esigenza del lettore, in ogni composizione, c’è sempre un passo, una strofa in cui lui diventa bambino, sia per meraviglia davanti al paesaggio da favola, ammirando un angolo della Sicilia che lui ama molto,…»
Un progetto, nato così senza pensarci, che ha cominciato a uscir fuori pian piano, fin quando si è posto dinnanzi a me sempre più chiaro e sempre più ricco di suggerimenti che mi crescevano dentro: da qui ho cominciato a capire che, per placare queste sensazioni, bisognava solamente scriverle. Sensazioni nascoste e molto delicate, che danno spunto a stati d’animo che ognuno di noi ha dentro: certo, magari chi alcuni o chi altri.
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